sabato 28 gennaio 2012

Verderame

Michele Mari, Verderame, Einaudi, 2007, pp. 164, € 16,50

"Verderame: s.m.inv., miscela contenente solfato di rame usata in agricoltura come anticrittogamico". Se fosse stato un romanzo di Anthony Burgess, sarebbe probabilmente cominciato così. Ma Michele Mari non lesina di certo i nomi dei suoi modelli, più vicini o lontani che siano. Ammiratore di scrittori che hanno saputo "giocare" con il linguaggio parlato e letterario, come Céline Gadda, qui il professor Mari dell'Università di Milano ricorda anche Umberto Eco e Tommaso Landolfi e cita esplicitamente HoffmannPoeLovecraft e Kafka, mettendoli sapientemente in cima alla lista degli scrittori preferiti del piccolo Michelino, il protagonista di questo romanzo. Il quale si trova alle prese, durante l'estate del 1969 - scandita dagli sceneggiati RAI interpretati da Arnoldo Foà e Loretta Goggi (protagonisti del mitico La freccia nera), Ugo Pagliai e Umberto Orsini - con la perdita della memoria di Felice, il giardiniere del villone di campagna dei borghesissimi nonni. Sarà l'estate dei quattordici anni, quella che segnerà maggiormente il protagonista, non a caso omonimo dell'autore, che si troverà di fronte ad argomenti mai affrontati prima in vita sua, quali la morte, l'amore, il tradimento, l'abbandono, tutti momenti che al tempo stesso spaventano e incuriosiscono il "Michelìn", e figuriamoci cosa possono avere provocato nella mente ormai devastata di Felice, che sembra veramente essere nato sotto un cavolo, con una madre che sembra non essere mai esistita (non è un caso che la parola verderame nasconda l'anagramma "vera madre") e un padre quasi mitizzato, di cui c'è solo un ricordo in divisa da dragone. Definito da Umberto Rossi su PULP Libri #71 come "un solido, avvincente, vorticoso, inarrestabile thriller"Verderame è uno di quei libri (lo si potrebbe definire un romanzo breve) che, una volta iniziato, è quasi impossibile abbandonare prima di averlo terminato. Una lettura che non fa certo rimpiangere il tempo impiegato.

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