mercoledì 23 ottobre 2013

Pier Paolo Pasolini, Il Vantone di Plauto

Pier Paolo Pasolini, Il Vantone di Plauto, Garzanti, 2008, pp. 158, € 10,00

Pasolini traduce il Miles gloriosus di Plauto e, secondo me, fa un bel buco nell'acqua. È pur vero che le opere teatrali andrebbero innanzitutto viste rappresentate e comunque la loro lettura non può che essere in funzione della rappresentazione sul palcoscenico ed ha un bel dire il prefatore Umberto Todini che il romanesco di Pasolini è il miglior modo di rendere l'eloquio plebeo di Plauto: il fatto è che il linguaggio reso in versi e con qualche rima vorrebbe tendere al Belli, ma il risultato è che si stenta a capire qualcosa delle avventure qui narrate su Pirgopolinice e le sue fanfaronate. Anche se d'autore, è pur sempre un buco nell'acqua, tanto che lo stesso Pasolini non rimase soddisfatto della rappresentazione del suo soldato vanaglorioso, portata sulle scene da Glauco Mauri. Come spesso si dice non a torto, il difetto sta nel manico.

Andrea Del Col, L'Inquisizione in Italia

Andrea Del Col, L'Inquisizione in Italia, Mondadori, 2006 (2012), pp. 963, € 17,00

Non credo che esistesse, prima dell'uscita di quest'opera del professor Andrea Del Col, dell'Università di Trieste, un'opera altrettanto ampia e dettagliata sull'attività dell'Inquisizione (o meglio: delle Inquisizioni) in Italia, dalla sua creazione ai giorni nostri. Forse è meglio parlare di Inquisizioni, poiché in Italia operarono almeno due di queste istituzioni, l'Inquisizione romana, presieduta dal papa ed operativa nell'Italia centrosettentrionale e l'Inquisizione spagnola, che faceva capo alla corona di Madrid ed esercitava le proprie prerogative nell'Italia meridionale, dominata appunto dalla monarchia spagnola.
Quella di Del Col è un'analisi il più possibile "asettica", nel senso che si pone come obiettivo di non accettare né le due ottiche attraverso le quali l'Inquisizione è stata presentata e che hanno dato vita rispettivamente ad una "leggenda nera" e ad una corrispondente, ma altrettanto fuorviante, "leggenda bianca". L'autore analizza numeri (rapportandoli ovviamente alla popolazione italiana dell'epoca) ed atti scritti, laddove essi esistano ancora e siano consultabili. Ci parla degli scopi dell'Inquisizione nelle sue diverse fasi di vita e dei suoi modi di operare in concreto, diversi da stato a stato, da periodo a periodo, da papa a papa, da giudice a giudice e da avversario ad avversario.
Ne esce un affresco assai composito, nel quale risaltano gli obiettivi politici della Chiesa e forse vengono sminuite le crudeltà perpetrate: il numero delle condanne capitali fu inferiore a quello che si ritiene, anche se continua a fare scalpore il fatto che l'istituzione che ritiene di continuare la parola e l'opera del Cristo abbia potuto mettere a morte tanti suoi figli, allo scopo di preservare sé stessa.
Del Col non tralascia di presentare, seppure per sommi capi, i casi più clamorosi di cui si interessò l'Inquisizione in Italia, dei quali si parla ancora oggi (solo per fare qualche nome, Girolamo Savonarola, Giordano Bruno e Galileo Galilei), ma soprattutto illustra i grandi temi di contrasto che assorbirono tante energie umane e finanziarie, dal catarismo alle religioni riformate (e tutti i loro corollari, con una miriade di singoli eretici, molti dei quali oggi assurti, a torto o a ragione, a martiri del libero pensiero), dalla stregoneria al quietismo, dal giansenismo all'illuminismo, fino ad arrivare alle soglie dei tempi nostri, dove alle scomuniche non seguono più, per fortuna, i roghi. Oggi la Chiesa, attraverso la Congregazione per la dottrina della fede (erede storica del fu Santo Ufficio) esamina e condanna le idee ma non le persone, che la stessa istituzione romana ritiene inviolabili al di là di ogni pensiero religioso.
Anche grazie al professor Del Col, si ha così la certezza che in qualche campo, negli ultimi secoli l'umanità (o almeno una sua parte, che ci riguarda da vicino) sia effettivamente progredita. La fine della parabola dell'Inquisizione, bianca o nera che sia stata la sua attività (che l'autore del libro contribuisce a storicizzare), ce lo conferma.