Michel
Houellebecq, Sottomissione,
Bompiani, 2015, pp. 252, € 17,50
«L'ambizione
possente di Michel Houellebecq è di leggere il mondo attraverso l'economia e
l'umanità attraverso il sesso, ossia di decodificare l'universo tramite le
relazioni di scambio, confinando al fanatismo e all'amore le uniche possibilità
di errore, i soli scostamenti non prevedibili dal risultato atteso».
Questo non è un mio commento originale a Sottomissione (2015) di Houellebecq, ma un estratto della
recensione di un critico, Simone P. Barillari,
scritta nel 2001 a proposito di un altro libro dello scrittore francese, Piattaforma nel centro del mondo. Molte
delle parole poste dal critico a commento di questo precedente romanzo di Houellebecq possono fungere da
(parziale) chiave di lettura anche per Sottomissione.
E perfino quanto fu scritto riguardo a Piattaforma
nel centro del mondo ed oggi non si può ripetere per Sottomissione - perché i fatti e gli anni non passano invano né gli
scrittori possono sempre scrivere lo stesso libro (sebbene taluni lo facciano
per un'intera vita) - può essere utile a capire meglio il romanzo del 2015.
Scriveva infatti Barillari
all'epoca, a proposito di Piattaforma nel
centro del mondo, che «diventano
marginali e irrilevanti politica e arte, tutta la tecnologia e le fondamenta
stessa (forse dovrebbe leggersi stesse,
n.d.r.) della storia: miserabili dati non significativi all'equazione di un
mondo che ha nel suo destino "di assomigliare sempre di più a un aeroporto"».
Da questo punto di vista, Houellebecq
ha cambiato totalmente opinione o, in ogni caso, propone in Sottomissione un mondo - la Francia, ma
il contesto internazionale descritto è estendibile almeno all'intero occidente
- profondamente influenzati dalla politica (dimensione collettiva) e dall'arte
(dimensione individuale). Mi sembra altrimenti impossibile, prescindendo dalle
dinamiche politiche, anche brutalmente elettorali, capire il nuovo romanzo del romanziere
francese e il suo personaggio principale senza considerare la stella polare
rappresentata dallo scrittore Joris Karl
Huysmans, il rappresentante maggiore, nell'ambito della narrativa, del
Decadentismo letterario francese.
C'è un'altra frase, scritta dal critico Barillari a commento di Piattaforma nel centro del mondo, che
può addirittura vedersi come filo conduttore per Sottomissione: «Irruzione del
fanatismo religioso nell'ambito della prima rigorosa applicazione dell'economia
di mercato alla sessualità». Il protagonista è infatti un professore
universitario parigino di Letteratura moderna alla Sorbona, specializzato in Huysmans, che passa da una relazione
all'altra con le studentesse del suo corso di studi, vivendo nel contesto
privilegiato e un po' ovattato di una prestigiosa università della capitale di
un grande paese occidentale. Questa situazione dura finché non si verifica un
fatto - forse nei precedenti romanzi di Houellebecq
si sarebbe trattato di un puro accidente? - tutto sommato imponderabile: la
vittoria alle elezioni presidenziali del partito musulmano, grazie alle abili
manovre e prese di posizione del suo leader Mohammed Ben Abbes. Siamo nel 2022
e quella di Houellebecq è
tecnicamente una distopia letteraria. Bisogna peraltro riconoscere che
raramente uno scrittore ha pubblicato un romanzo in un momento storico più
appropriato, seppure in senso tragico. Sottomissione è infatti stato pubblicato
il 7 gennaio di quest'anno (in Italia è uscito il 15), lo stesso giorno
dell'orribile attentato di Parigi al settimanale satirico Charlie Hebdo.
Com'è ovvio, il romanzo non dà - né vuole dare -
un'ipotesi di soluzione, a meno che non s'intenda per tale la sottomissione del
titolo, sulla scia della svolta mistica dell'ultimo Huysmans, piuttosto solleva anche dal punto di vista ideologico e
letterario una questione attuale già oggi e che non potrà non avere conseguenze
sociali e politiche nell'immediato futuro di tutti noi europei. Houellebecq è uno scrittore abile,
intelligente e intellettualmente stimolante. La sua è indubitabilmente
Letteratura, merce sempre più rara nel panorama dell'attuale narrativa europea.
Sottomissione non è, secondo me, un romanzo privo di difetti, che risiedono
soprattutto in una troppo repentina accettazione da parte di tutta la società
francese delle nuove regole imposte dal regime musulmano/socialista del
Presidente Ben Abbes: molti professori universitari si adeguano subito e per
opportunismo alla conversione all'Islam e abbracciano la poligamia. Un paese
fucina di elaborazione ed espressione politica (anche in termini di
manifestazioni di piazza) come la Francia, per di più descritto qui con una
grande fetta dell'elettorato orientata a destra, non potrebbe piegare la testa
a mutamenti politici e istituzionali, nonché di costume, di tale portata. Del
resto, questo è stato testimoniato anche
dalle recenti dimostrazioni seguite alla strage del Charlie Hebdo. Ciò non toglie, tuttavia, che Sottomissione sia uno dei non moltissimi romanzi di recente uscita
da leggere assolutamente. Anche perché non deve essere abbandonata quella
specie in via d'estinzione che si chiama Letteratura, ciò che ancora può farci
riflettere se la scelta finale del protagonista di Sottomissione sia la logica conseguenza dell'adozione del percorso
seguito dal maestro Huysmans, o se,
come scrive ancora Barillari al
termine della sua recensione di Piattaforma
nel centro del mondo, non costituisca una dichiarazione «di nauseata resa al nulla».