lunedì 27 agosto 2012

La guerra dei Trent'anni

Georg Schmidt, La guerra dei Trent'anni, Il Mulino, 2008, p. 129, € 11,00
Ricostruzione sintetica della Guerra dei Trent'anni (1618-1648), che fu combattuta soprattutto su territorio tedesco, tra eserciti variopinti (all'epoca l'uso delle uniformi era un'eccezione) e di svariatissima provenienza e conformazione (truppe nazionali e mercenarie). Per sintetizzare grossolanamente, si confrontarono militarmente, da una parte gli eserciti dell'Impero Asburgico, insieme a quelli degli stati tedeschi di fede cattolica (primo tra tutti la Baviera), fiancheggiati - seppure non affiancati - dalle truppe spagnole e, dall'altra parte, le milizie degli stati tedeschi protestanti (quelli del nord: Prussia-Brandeburgo, Sassonia ecc.) e la Svezia, con l'assistenza, più economica che militare, della cattolica Francia, in funzione antispagnola.
Il ruolo dello storico, come afferma l'autore nella Premessa, è quello di far comprendere i nessi tra i fatti, in particolare durante un periodo trentennale di guerre e paci temporanee. E Schmidt questo lo fa bene, smitizzando l'idea di una guerra di religione, o comunque solo di religione. Nella sequenza poco interrotta di conflitti - che si conclusero soltanto nel 1648, con la cosiddetta Pace di Vestfalia - che insanguinarono la Germania della prima metà del Seicento, concorsero motivi indubbiamente religiosi, ma anche tendenze indipendentiste rispetto all'autorità imperiale, rivendicazioni politiche da parte di principi che ambivano ad influenzare la politica imperiale (anche in ambito latamente religioso), controversie dinastiche e conflitti per l'egemonia europea (come quello, collaterale alla Guerra dei Trent'anni, ma importantissimo per le sue sorti, tra Spagna e Francia). Alla fine, Schmidt analizza le terrificanti conseguenze, in termini di perdite umane ed economiche, della Guerra sui territori che ne costituirono il teatro. Il bilancio, pur con le sue peculiarità, è terribile, come quello di tutte le guerre, con il surplus della durata trentennale.

Il cinema americano attraverso i film

AA.VV., Il cinema americano attraverso i film (a cura di Leonardo Gandini), Carocci, 2011, p. 218, € 18,00
Interessantissima collettanea panoramica su più di ottant'anni di cinema americano, da The General (1926) di Buster Keaton a Inception (2010) di Christopher Nolan. I film analizzati sono soltanto dodici, cosa abbastanza comprensibile per un repertorio condensato in poco più di duecento pagine. Tutti i titoli presi in considerazione sono comunque, per qualche verso, rappresentativi di tendenze in corso oppure significativi per il ruolo di rottura nei confronti delle regole codificate a Hollywood e dintorni.
A tenere il filo dei vari saggi (particolarmente originale quello di Lisa Trahair, che propone un'interpretazione di The General e del cinema di Buster Keaton in generale alla luce della filosofia stoica), ci pensa l'introduzione del curatore, che delinea i tratti caratteristici del cinema americano. Tra i quali, Gandini individua un elemento sul quale non tutti sono sempre d'accordo, ovvero l'essenza di ogni film, che si estrinseca nel confluire di più contributi e non è mai il puro e semplice prodotto intellettuale del regista. Molto più che quelli degli altri paesi, "i film americani" sono frutto dei condizionamenti della produzione, oltre che del lavoro degli altri operatori, tecnici ed artistici (dal montatore allo scenografo, ai responsabili degli effetti speciali), che collaborano sempre e dovunque a comporre il mosaico finale.

Il sorriso dell'ignoto marinaio

Vincenzo Consolo, Il sorriso dell'ignoto marinaio, Mondadori, 2004 (1976), p. XVII + 175, € 9,00.
«Metaromanzo o antiromanzo storico», come lo definì lo stesso Consolo, Il sorriso dell'ignoto marinaio si snoda con due elementi a fare da perni. Uno è il celebre dipinto di Antonello da Messina che dà il titolo al romanzo e l'altro è l'impresa siciliana dei garibaldini del 1860,  con le conseguenti aspettative di rivalsa e di libertà (nel senso dell'omonimo, bellissimo, racconto del Verga, ispirato ai fatti di Bronte), suscitate dalla spedizione dei Mille nell'animo della povera gente.
La struttura è quella del superamento del romanzo tradizionale, perché Consolo rifiuta una struttura lineare, divaga ed inserisce nella narrazione documenti d'epoca, opportunamente manipolati. E, se il risultato non è di quelli che esaltano il lettore sotto l'ombrellone, fondamentale è il contributo del Sorriso al rinnovamento del romanzo italiano.