Sergio Arangino -
Sigismondo Arquer. L'uomo che sfidò l'Inquisizione Spagnola, Arkadia, 2016.
Quando ci si appassiona
alla Storia e si comincia a leggere libri che ne parlano, è difficile smettere,
perché in ogni libro che espone un singolo argomento spuntano una miriade di
altre storie che valgono la pena di essere approfondite. È un fenomeno per così
dire di assuefazione, che capita molto spesso ad ogni vero appassionato di
Storia. Negli ultimi tempi, mi è successo leggendo i libri della professoressa Elena Bonora, una studiosa che sa
rendere interessantissima la materia del proprio approfondimento, al pari di
altri grandi storici che si sono assunti l'onere di divulgare attraverso i libri
le proprie conoscenze, primo fra tutti per comunicativa e simpatia il professor
Alessandro Barbero. Di Elena Bonora ho recentemente letto due
libri - che consiglio caldamente -: il primo, intitolato Aspettando l'imperatore, riguarda eminenti personaggi
ecclesiastici che, poco prima della metà del Cinquecento, nella contesa tra
l'imperatore Carlo V e il papa Paolo III Farnese, parteggiavano nettamente per
il primo, più aperto (come loro) ad istanze di innovazione della Chiesa che, in
quel di Trento, stava dibattendo su come reagire alla Riforma Protestante.
Questo libro si incentrava in particolare sulle figure di due cardinali
italiani che avevano incarnato queste loro speranze in Carlo V, il
"Cardinale di Ravenna" Benedetto Accolti e il cardinale mantovano
Ercole Gonzaga. Il secondo libro della Bonora
che ho letto negli ultimi tempi si intitola Roma
1564. La congiura contro il papa e parla di un piano, sventato appena in
tempo, per uccidere il papa Pio IV. Al centro di questa congiura c'era un
cugino del Cardinale di Ravenna (che era morto a Firenze nel 1549), anch'egli
di nome Benedetto Accolti, il quale, riconosciuto colpevole dell'attentato al
papa (ed anche eretico), fu giustiziato a Roma all'inizio del 1565. Questo
secondo Benedetto Accolti, del quale la Bonora ripercorre l'intera
interessantissima vita, aveva in gioventù studiato all'Università di Pisa, dove
era stato compagno di studi del brillantissimo giovane sardo Sigismondo Arquer,
laureatosi in utroque iure presso
l'ateneo pisano e subito dopo in teologia all'Università di Siena. Nel saggio
di Elena Bonora si accenna a questo
personaggio, dicendo che fu condannato al rogo dall'Inquisizione spagnola, per
ipotizzare che ai tempi della comune frequentazione pisana anche Benedetto
Accolti fosse entrato in contatto, in concomitanza con l'Arquer, con idee
ereticali, in particolare attraverso il testo che è un po' la matrice del
pensiero riformato in Italia, ovvero Il
Beneficio di Cristo.
Su Sigismondo Arquer esiste
una buona bibliografia, al culmine della quale arriva questo volume dello
storico sardo Sergio Arangino,
inevitabilmente colpito dalla figura del suo conterraneo, arso sul rogo a
Toledo nel 1571, all'età di 41 anni, dopo ben otto anni di prigionia nelle
carceri dell'Inquisizione spagnola. Discendente da una famiglia di alti
funzionari della corona spagnola che all'epoca dominava la Sardegna, l'Arquer,
laureatosi giovanissimo in discipline giuridiche, aveva ottenuto ben presto
dalla monarchia spagnola importanti incarichi pubblici. Dopo che già suo padre
si era trovato invischiato nelle lotte di potere che si svolgevano senza sosta
sull'isola, anche lo stesso Sigismondo rimase coinvolto in queste beghe, pur
senza perdere mai il favore del Re di Spagna Filippo II, che il giovane
giurista sardo aveva conosciuto di persona durante un soggiorno del monarca a
Bruxelles, quando era ancora principe ereditario. Proprio durante il viaggio
per raggiungere la corte di Bruxelles, l'Arquer soggiornò per qualche tempo
nella città riformata di Basilea, dove collaborò con l'umanista protestante
Sebastian Münster, contribuendo con una sua storia della Sardegna all'opera
cosmografica dell'intellettuale tedesco. In quest'opera, peraltro, Sigismondo
esprimeva un giudizio molto duro sul clero sardo, descrivendolo come
maggiormente intento a fare figli con le concubine che non ad istruirsi in
materia dottrinaria. Oltre tutto l'Arquer aveva conosciuto in Sardegna il
nobile spagnolo Gaspar de Centelles, che in Spagna sarà al centro di una
conventicola di eretici e con il quale Sigismondo intratterrà una fitta
corrispondenza ad oggetto teologico. Questi elementi biografici sono quelli che
porteranno l'Arquer fino al rogo di Toledo, in quanto saranno i suoi nemici
sardi a denunciarlo e saranno otto delle lettere che aveva scritto al Centelles
a perderlo. Anche quest'ultimo, infatti, era stato arrestato dall'Inquisizione
spagnola e giustiziato per eresia. Dunque, le lettere di un sospetto di eresia
scritte ad un eretico condannato risultano ampiamente compromettenti per
l'Arquer, considerando, soprattutto, che durante il suo processo, durato otto
anni, muore l'avvocato difensore, mentre il teologo di fiducia, nominato dallo
stesso Sigismondo, nel segreto delle sedute processuali, inizia a remare contro
l'imputato, qualificando come eretiche molte delle proposizioni contenute nelle
lettere dell'imputato. Tanto che se l'Arquer fu l'uomo che sfidò l'Inquisizione
spagnola, non soltanto perse la sua battaglia, ma non fu nemmeno in grado di
poter competere alla pari.
Elena Bonora,
Aspettando l'imperatore. Principi italiani tra il papa e Carlo V, Einaudi, 2014
Elena Bonora, Roma
1564. La congiura contro il papa, Laterza, 2011