venerdì 2 agosto 2019

Sergio Arangino - Sigismondo Arquer. L'uomo che sfidò l'Inquisizione Spagnola, Arkadia, 2016


Sergio Arangino - Sigismondo Arquer. L'uomo che sfidò l'Inquisizione Spagnola, Arkadia, 2016.

Quando ci si appassiona alla Storia e si comincia a leggere libri che ne parlano, è difficile smettere, perché in ogni libro che espone un singolo argomento spuntano una miriade di altre storie che valgono la pena di essere approfondite. È un fenomeno per così dire di assuefazione, che capita molto spesso ad ogni vero appassionato di Storia. Negli ultimi tempi, mi è successo leggendo i libri della professoressa Elena Bonora, una studiosa che sa rendere interessantissima la materia del proprio approfondimento, al pari di altri grandi storici che si sono assunti l'onere di divulgare attraverso i libri le proprie conoscenze, primo fra tutti per comunicativa e simpatia il professor Alessandro Barbero. Di Elena Bonora ho recentemente letto due libri - che consiglio caldamente -: il primo, intitolato Aspettando l'imperatore, riguarda eminenti personaggi ecclesiastici che, poco prima della metà del Cinquecento, nella contesa tra l'imperatore Carlo V e il papa Paolo III Farnese, parteggiavano nettamente per il primo, più aperto (come loro) ad istanze di innovazione della Chiesa che, in quel di Trento, stava dibattendo su come reagire alla Riforma Protestante. Questo libro si incentrava in particolare sulle figure di due cardinali italiani che avevano incarnato queste loro speranze in Carlo V, il "Cardinale di Ravenna" Benedetto Accolti e il cardinale mantovano Ercole Gonzaga. Il secondo libro della Bonora che ho letto negli ultimi tempi si intitola Roma 1564. La congiura contro il papa e parla di un piano, sventato appena in tempo, per uccidere il papa Pio IV. Al centro di questa congiura c'era un cugino del Cardinale di Ravenna (che era morto a Firenze nel 1549), anch'egli di nome Benedetto Accolti, il quale, riconosciuto colpevole dell'attentato al papa (ed anche eretico), fu giustiziato a Roma all'inizio del 1565. Questo secondo Benedetto Accolti, del quale la Bonora ripercorre l'intera interessantissima vita, aveva in gioventù studiato all'Università di Pisa, dove era stato compagno di studi del brillantissimo giovane sardo Sigismondo Arquer, laureatosi in utroque iure presso l'ateneo pisano e subito dopo in teologia all'Università di Siena. Nel saggio di Elena Bonora si accenna a questo personaggio, dicendo che fu condannato al rogo dall'Inquisizione spagnola, per ipotizzare che ai tempi della comune frequentazione pisana anche Benedetto Accolti fosse entrato in contatto, in concomitanza con l'Arquer, con idee ereticali, in particolare attraverso il testo che è un po' la matrice del pensiero riformato in Italia, ovvero Il Beneficio di Cristo.
Su Sigismondo Arquer esiste una buona bibliografia, al culmine della quale arriva questo volume dello storico sardo Sergio Arangino, inevitabilmente colpito dalla figura del suo conterraneo, arso sul rogo a Toledo nel 1571, all'età di 41 anni, dopo ben otto anni di prigionia nelle carceri dell'Inquisizione spagnola. Discendente da una famiglia di alti funzionari della corona spagnola che all'epoca dominava la Sardegna, l'Arquer, laureatosi giovanissimo in discipline giuridiche, aveva ottenuto ben presto dalla monarchia spagnola importanti incarichi pubblici. Dopo che già suo padre si era trovato invischiato nelle lotte di potere che si svolgevano senza sosta sull'isola, anche lo stesso Sigismondo rimase coinvolto in queste beghe, pur senza perdere mai il favore del Re di Spagna Filippo II, che il giovane giurista sardo aveva conosciuto di persona durante un soggiorno del monarca a Bruxelles, quando era ancora principe ereditario. Proprio durante il viaggio per raggiungere la corte di Bruxelles, l'Arquer soggiornò per qualche tempo nella città riformata di Basilea, dove collaborò con l'umanista protestante Sebastian Münster, contribuendo con una sua storia della Sardegna all'opera cosmografica dell'intellettuale tedesco. In quest'opera, peraltro, Sigismondo esprimeva un giudizio molto duro sul clero sardo, descrivendolo come maggiormente intento a fare figli con le concubine che non ad istruirsi in materia dottrinaria. Oltre tutto l'Arquer aveva conosciuto in Sardegna il nobile spagnolo Gaspar de Centelles, che in Spagna sarà al centro di una conventicola di eretici e con il quale Sigismondo intratterrà una fitta corrispondenza ad oggetto teologico. Questi elementi biografici sono quelli che porteranno l'Arquer fino al rogo di Toledo, in quanto saranno i suoi nemici sardi a denunciarlo e saranno otto delle lettere che aveva scritto al Centelles a perderlo. Anche quest'ultimo, infatti, era stato arrestato dall'Inquisizione spagnola e giustiziato per eresia. Dunque, le lettere di un sospetto di eresia scritte ad un eretico condannato risultano ampiamente compromettenti per l'Arquer, considerando, soprattutto, che durante il suo processo, durato otto anni, muore l'avvocato difensore, mentre il teologo di fiducia, nominato dallo stesso Sigismondo, nel segreto delle sedute processuali, inizia a remare contro l'imputato, qualificando come eretiche molte delle proposizioni contenute nelle lettere dell'imputato. Tanto che se l'Arquer fu l'uomo che sfidò l'Inquisizione spagnola, non soltanto perse la sua battaglia, ma non fu nemmeno in grado di poter competere alla pari.

Elena Bonora, Aspettando l'imperatore. Principi italiani tra il papa e Carlo V, Einaudi, 2014
Elena Bonora, Roma 1564. La congiura contro il papa, Laterza, 2011