domenica 14 febbraio 2016

L'oro di Napoli

Giuseppe Marotta, L'oro di Napoli, 1947


Giuseppe Marotta, che non è il Direttore Generale della Juventus, era un napoletano trapiantato a Milano, un intellettuale comunque legato alla sua città natale, dove tornò anche a morire. L'oro di Napoli, titolo della sua opera letteraria più famosa, è la pazienza dei napoletani, la dote che consente loro di passare indenni, spesso anche allegri e sorridenti (almeno all'apparenza), attraverso le avversità della vita. In questa composizione per racconti, Marotta descrive una miriade di personaggi a volte rassegnati e dolenti, ma inesorabilmente vivi, che, pur sfiorando a più riprese il bozzetto, somiglia piuttosto a un mosaico, le cui tessere hanno un senso soltanto se viste nell'insieme che vanno a comporre.
La tecnica utilizzata dallo scrittore non è quella di mettersi al di sopra dei propri personaggi, ma di porsi al loro pari, pur conoscendone vita, morte e miracoli. Marotta sembra stazionare nei vicoli di Napoli, quasi scostandosi al passaggio di qualcuno dei personaggi descritti nel libro. Allora, l'autore si rivolge al lettore, come per dirgli «lo vedi questo che passa? Adesso ti dico chi è...».

L'oro di Napoli (1947) è titolo assai più conosciuto per il film omonimo che ne trasse nel 1954 Vittorio De Sica (ispirandosi, con licenze, ad alcuni degli episodi narrati da Marotta, il quale, per parte sua, collaborò alla stesura del copione), che in quanto libro, ma costituisce una lettura divertente, che dice molto del carattere eterno dei napoletani e delle mille vite di Napoli, al pari di alcune opere di Eduardo De Filippo.