domenica 25 novembre 2012

Sabato sera, domenica mattina

Alan Sillitoe, Sabato sera, domenica mattina, minimum fax, 2010, p. 307, € 12,50

Il sabato sera si può folleggiare, nei limiti che ti consentono i soldi della paga settimanale appena intascata, detratte le tre sterline passate alla mamma per le spese della casa. Ed anche nei limiti dei divertimenti offerti da una città d'infinito squallore: le bevute di birra al pub, le freccette, le scazzottate, le vomitate. Il sabato del villaggio, con i suoi riti e le sue aspettative, in versione proletariato inglese. La domenica mattina è il momento dello hungover, dei postumi della sbornia, il tempo di ripensare all'accaduto (magari ricordarselo), farsi passare il mal di testa e prepararsi alla settimana di lavoro.
Arthur Seaton è un operaio in una fabbrica meccanica di Nottingham, è bravo, ma lavora di nervi e di rabbia. È giovane e bello, si proclama comunista, ha una relazione con una donna sposata (a un proprio collega) e rifiuta pervicacemente il matrimonio. Come viene detto nella prefazione, il romanzo di Sillitoe resta un grande romanzo perché rende l'atmosfera di un'epoca e di un paese, con i suoi riti e i suoi miti, i suoi problemi e i suoi linguaggi. Ma soprattutto perché è scritto bene, con una lingua che rende ragione dei moti interiori dei personaggi, messi a confronto con la realtà della vita. Perfino Arthur, che considera sé stesso quasi onnipotente, dovrà scontrarsi con chi gli farà capire - lo strumento sono le rudi mani di due soldati dell'esercito britannico - che non si può giocare impunemente con i sentimenti altrui. E troverà anche chi, volente o nolente, gli farà mettere la testa a partito e, forse, cambiare idea sul matrimonio.