sabato 23 aprile 2016

Emilio De Marchi, Il cappello del prete




Nelle intenzioni di Emilio De Marchi, il suo doveva essere un romanzo d'appendice, alla maniera dei francesi, rispetto ai quali lo scrittore milanese voleva dimostrare la non inferiorità degli italiani nel genere. De Marchi, comunque, è bravo anche nel descrivere certi meccanismi psicologici, tanto da avvicinare i propri personaggi ad altri archetipi già ben conosciuti e ben più alti, dal Dostoevskij di Delitto e castigo al più icastico Il cuore rivelatore di Poe.

Comunque la si veda, Il cappello del prete è un'ottima lettura, perché allo scheletro del romanzo d'appendice De Marchi sa dare nuova linfa sia dal punto di vista della descrizione psicologica dei personaggi (in particolare del protagonista, barone Carlo Coriolano di Santafusca) sia per la vivace presentazione di Napoli e delle figure che vi si muovono, tanto da inventare rispetto allo schema di partenza, un genere quasi inedito per la letteratura italiana, assai affine alla letteratura noir. La riuscita di questo romanzo appassionante è, vista la sua ambientazione, tanto più sorprendente in quanto è scritto da un autore che più milanese sarebbe difficile trovare.