domenica 7 marzo 2021

Giorgio Puia

In questi giorni su Facebook circola una di quelle “catene” per cui un utente pubblica un'immagine, chiedendo ad uno dei suoi amici di fare altrettanto, senza accompagnare quell'immagine con un testo, senza dare alcuna spiegazione oltre quella contenuta nella presentazione. Altre volte erano state le copertine di un disco o di un libro, questa volta è l'immagine di un calciatore che ha condizionato il sentimento dell'utente “nominato” verso il mondo del calcio.

Voglio provare a farlo anch'io qui, però fornendo qualche parola di spiegazione.


Giorgio Puia (Gorizia, 8/3/1938). Può sorprendere che uno juventino inizi la lista dei calciatori più influenti della vita con un difensore del Torino, la rivale cittadina. La casualità del tifo, peraltro, è stata ben raccontata da Nick Hornby in Febbre a 90°: se avessi potuto scegliere a 14 anni (o più tardi), difficilmente, penso, avrei scelto la Juve. Probabilmente avrei optato per una squadra toscana o per una qualsiasi outsider (escluderei una milanese, perché non ho mai nutrito simpatia molta per il capoluogo lombardo) e mi sarei forse unito alla moltitudine rancorosa che regolarmente evidenzia i favoritismi veri o presunti per la Juve. Quella di Giorgio Puia, credo, è stata la prima figurina che mi è capitata tra le mani. Non sapevo ancora leggere e per la verità il ricordo di quella figurina mi è stato tramandato negli anni più dalla mia mamma e dalla mia nonna che dalla mia stessa memoria. Gioggiopuia (come lo pronunciavo secondo i racconti familiari), calciatore del Toro – la squadra dal grande cuore – mi ricorda da sempre che, accanto alla grande tecnica dei miei eroi bianconeri, sul campo servono anche il carattere, la grinta, la voglia di vincere.