In questi giorni su Facebook circola una di quelle “catene” per cui un utente pubblica un'immagine, chiedendo ad uno dei suoi amici di fare altrettanto, senza accompagnare quell'immagine con un testo, senza dare alcuna spiegazione oltre quella contenuta nella presentazione. Altre volte erano state le copertine di un disco o di un libro, questa volta è l'immagine di un calciatore che ha condizionato il sentimento dell'utente “nominato” verso il mondo del calcio.
Voglio provare a farlo anch'io qui, però fornendo qualche parola di spiegazione.
Giorgio Puia
(Gorizia, 8/3/1938). Può sorprendere che uno juventino inizi la
lista dei calciatori più influenti della vita con un difensore del
Torino, la rivale cittadina. La casualità del tifo, peraltro, è
stata ben raccontata da Nick Hornby in Febbre a 90°:
se avessi potuto scegliere a 14 anni (o più tardi), difficilmente,
penso, avrei scelto la Juve. Probabilmente avrei optato per una
squadra toscana o per una qualsiasi outsider (escluderei una
milanese, perché non ho mai nutrito simpatia molta per il capoluogo
lombardo) e mi sarei forse unito alla moltitudine rancorosa che
regolarmente evidenzia i favoritismi veri o presunti per la Juve.
Quella di Giorgio Puia, credo, è stata la prima figurina che
mi è capitata tra le mani. Non sapevo ancora leggere e per la
verità il ricordo di quella figurina mi è stato tramandato negli
anni più dalla mia mamma e dalla mia nonna che dalla mia stessa
memoria. Gioggiopuia (come lo pronunciavo secondo i racconti
familiari), calciatore del Toro – la squadra dal grande cuore –
mi ricorda da sempre che, accanto alla grande tecnica dei miei eroi
bianconeri, sul campo servono anche il carattere, la grinta, la
voglia di vincere.
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