domenica 15 aprile 2012

Masolino D'Amico, La commedia all'italiana, Il Saggiatore, 2008, pp. 302, € 10,00
Testo ormai classico su un segmento costitutivo del cinema italiano. Come avverte l'autore nella Premessa, il tono è, a tratti, didascalico, poiché ricalca alcune lezioni tenute da Masolino D'Amico negli Stati Uniti, in favore di studenti americani, che non conoscevano approfonditamente il nostro cinema e la nostra società.
D'Amico traccia i tratti caratterizzanti della commedia all'italiana ed i suoi termini cronologici. E se l'autore comincia il suo excursus dal dopoguerra, periodo in cui dominavano comici provenienti dal teatro di rivista come Macario e Totò, l'epoca classica della commedia all'italiana comincia con l'affermarsi di talenti come Sordi, il Gassman comico, Tognazzi e Manfredi e sostanzialmente va da I soliti ignoti (1958) di Monicelli a C'eravamo tanto amati (1974) di Scola, con il sigillo messo da La terrazza (1980), sempre di Scola, sull'impossibilità di continuare a fare quel tipo di commedia durante gli anni di piombo.
Quanto agli elementi caratteristici della commedia all'italiana, non si può non considerare, almeno quale punto di partenza, la definizione datane dallo stesso D'Amico: «un certo tipo di satira, di costume e anche, seppure non sempre esplicitamente, politica, dall'impianto realistico e molto attenta ai fatti del giorno, con qualche puntata nella storia "scomoda" del paese».

lunedì 9 aprile 2012

Roland H. Bainton, Vita e morte di Michele Serveto, Fazi, 2012, pp. XXXIV-292, € 18,50
Introdotto da Adriano Prosperi - probabilmente il maggior storico italiano vivente, in relazione alle problematiche religiose del Cinquecento - ecco uno dei libri più importanti dello studioso americano Bainton (1894-1984), soprattutto perché l'eretico spagnolo assurse a grande importanza in virtù della propria morte, avvenuta sul rogo nel 1553 a Ginevra, ad opera dei Riformati di Giovanni Calvino, ma senza che le sue idee fossero adeguatamente studiate. Esse, invece, ebbero grande importanza, soprattutto sugli eretici italiani, a cominciare dall'influenza che esercitarono sui due eretici senesi Lelio e Fausto Sozzini (zio e nipote).
Bainton compie una sintesi mirabile tra racconto della vita (e della morte) del teologo spagnolo Miguel Servet (1511-1553) e l'analisi delle sue opere principali, il De trinitatis erroribus (Gli errori della Trinità) e la Christianismi restitutio (Il ripristino del Cristianesimo).
Alfiere anche in patria (gli Stati Uniti d'America, dov'era giunto ad appena otto anni dalla natia Inghilterra) della tolleranza religiosa e del dialogo tra le diverse confessioni (egli era ministro Congregazionalista, anche se mai esercitò le funzioni di pastore), Bainton non poteva che provare umana comprensione per Serveto, non fosse altro che per la terribile fine cui fu condannato, proprio da coloro che definivano Anticristo il papa di Roma. E il teologo navarrino costituì l'oggetto di una delle quattro grandi biografie di Bainton, insieme ad Erasmo da Rotterdam, Martin Lutero e Bernardino Ochino (da Siena).