In questi ultimi giorni si sente per radio una
canzone apparentemente bella di Niccolò
Fabi, che si intitola Ha perso la
città. Un noto deejay radiofonico ha detto che si tratta di una delle più
belle canzoni che vanno in radio in questo momento e - se non ricordo male - di
una delle più belle canzoni degli ultimi dieci anni. È una canzone
apparentemente bella, perché parla di degrado urbano, di ecologia, dei mali che
affliggono in particolare le grandi città, ma anche della solitudine che le
popola e della forzata compagnia («i
loschi affari dei palazzinari/gli alveari umani e le case popolari»). Poi
il cantautore a un certo punto scrive:
hanno vinto i superattici a tremila euro al
mese
le puttane lungo i viali, sulle
strade consolari
hanno vinto i pendolari
Vorrei domandare al cantautore romano (il quale
evidentemente non ha avuto bisogno della casa popolare) che cosa sappia dei
pendolari e, in particolare, perché li paragoni alle puttane lungo i viali.
Vorrei sapere se il cantautore con la testa piena di riccioli sa cosa
significhi alzarsi per almeno cinque giorni alla settimana alle cinque o alle
sei di mattina e uscire - estate o inverno, giorno o buio, pioggia o vento - per
magari prendere la macchina, con cui raggiungere una stazione ferroviaria, per
prendere un treno che ti porti a un'altra stazione ferroviaria, per salire su
un autobus che ti trasporti al lavoro, dove svolgi i tuoi compiti per quelle
sei, otto o nove ore, prima di iniziare la trafila in senso inverso.
Insomma, caro Niccolò
Fabi: che cosa hanno vinto, secondo te, i pendolari?