sabato 29 marzo 2014

Giammario Di Risio "L'immagine-­Cristo"

Giammario Di Risio L'immagine-­Cristo. La rappresentazione cinematografica di Gesù di Nazareth in Pasolini, Jewison, Scorsese e Gibson, Le Mani Microart's, 2013, p. 200, € 16,00.


Recentemente ho letto il libro di Giammario Di Risio L'immagine-Cristo, un saggio sul modo di presentare Gesù di Nazareth nel cinema e in particolare in quattro film assai rilevanti, come Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, Jesus Christ Superstar di Norman Jewison, L'ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese e La passione di Mel Gibson. L'elemento comune a tutti gli autori che hanno portato al cinema Gesù Cristo è l'avere rappresentato, talvolta anche oltre le intenzioni, qualcosa di più della semplice vita di un uomo: non a caso già nel titolo del libro si parla di "immagine-Cristo" e poi nella trattazione vera e propria di "testo Cristo". Perché anche soltanto nella rappresentazione "estetica" di Gesù si nasconde già una scelta politica e così, mentre Pasolini punta su un Cristo mediterraneo, figlio naturale della terra in cui è nato, lo Zeffirelli del Gesù di Nazareth propone un figlio di Dio tratto dalla tradizione figurativa rinascimentale, ripresa poi dai santini diffusi dalla Chiesa ufficiale. A maggior ragione, Cristo può benissimo incarnare (il termine è appropriato al soggetto) un messaggio, a seconda che si voglia privilegiare l'aspetto rivoluzionario ed egualitario della sua predicazione (Pasolini ammise di avere avuto come modello Lenin nella costruzione del suo Cristo) ovvero il messaggio di fratellanza tra gli uomini e di amore anche per i nemici. Del resto, almeno secondo me, anche a leggere soltanto i quattro Vangeli riconosciuti dalle principali chiese cristiane, il senso della predicazione di Gesù non è proprio univoco: in un punto dice di non fare agli altri quello che non vogliamo sia fatto a noi ed invita a porgere l'altra guancia a chi ne ha percossa una, altrove afferma di non essere venuto a portare pace sulla terra («sono venuto a portare non pace, ma spada!», Matteo 10,34) e dopo, precisamente durante l'arresto nel Getsemani, invita a riporre la spada nel fodero, perché - come recita la celebre frase tradizionale - chi di spada ferisce, di spada perisce. Quindi è l'occhio dell'esegeta e, nel nostro caso, dell'artista a scegliere quali significati dare al "testo Cristo" di cui parla Giammario Di Risio.
Il libro è indubbiamente meritevole, perché fornisce, in apertura, un repertorio del cinema cristologico, quello, cioè, in cui Gesù compare come personaggio, il più delle volte fondamentale. In questo senso, l'opera del giovane critico italiano si pone come complementare di libri, usciti negli ultimi anni, che si occupano dei film nei quali il Cristo è presentato (o è comunque desumibile) in maniera allegorica, nascosto dietro ad una sorta di marchingegno cinematografico definito figura Christi. Mi riferisco, per esempio, a saggi quali Il volto di Gesù nel cinema (2005) di padre Guido Bertagna o Lo schermo di Dio (2011) di Auro Bernardi. Per di più, il lavoro di Giammario Di Risio analizza i quattro film che costituiscono l'oggetto del suo studio, evidenziandone diversi aspetti, soprattutto in riferimento al "testo Cristo", proponendo confronti e concludendo, in maniera più che condivisibile, come il film di Gibson sia quello che più si allontana dal messaggio cristiano più innovativo rispetto a quello fatto proprio dalla Chiesa dei nostri tempi.
Se qualche difetto può essere trovato, direi che risiede in una certa fretta di mandare in stampa il libro, quando un'ulteriore revisione editoriale sarebbe stata necessaria, per evitare qualche refuso che porta qua e là qualche periodo a risultare farraginoso e poco chiaro. Soltanto per fare un esempio, tempo fa ho inviato questo messaggio a Di Risio su Facebook : «Ciao Giammario, sono un appassionato di cinema e sto leggendo il tuo libro "L'immagine-Cristo". C'è un discorso, a proposito del film "L'ultima tentazione..." di Scorsese, del quale comprendo il senso, ma che mi suona un po' strano. A pagina 103 si legge "Fugate le indiscrezioni sulle imminenti riprese, alcune associazioni cattoliche protestanti, come le Evangelical Sisterhhood (letteralmente Sorellanza Evangelica) iniziano a ostacolare la produzione del film...". Sono io che non capisco o c'è un errore? Fugate potrebbe essere sostituito con "fiutate"? E com'è possibile che la Sorellanza sia contemporaneamente cattolica e protestante? Ti ringrazio se vorrai rispondermi.» A mio parere, poi, manca anche una sorta di riassunto dell'autore, una sorta di punto di vista personale, che possa fare da collante all'intera esposizione, una sorta di "summa" che servisse da filo conduttore per l'intero lavoro.