giovedì 30 novembre 2017

Pier Maria Bocchi, Invasion U.S.A.

Pier Maria Bocchi, Invasion U.S.A., Bietti, 2017


Il critico Pier Maria Bocchi "invade" un terreno che non sapevo fosse così inesplorato, come quello del cinema americano degli anni Ottanta. È possibile che la critica del nostro paese si sia disinteressata di un cinema che viene generalmente ricordato per i successi planetari di alcuni blockbuster (L'impero copisce ancora, I predatori dell'arca perduta, E.T., Il ritorno dello Jedi) e per i trionfi al botteghino di campioni del reaganismo cinematografico come Rambo II e Rocky IV). Va comunque ricordato che in quegli anni sono stati prodotti lavori di indubbio valore ed anche fuori dagli schemi, come Toro scatenato e Re per una notte di Scorsese e Crimini e misfatti di Woody Allen, con quest'ultimo film che idealmente chiude il decennio su una nota di profondo pessimismo.
Gli anni Ottanta al cinema sono stati il periodo in cui alcuni autori dei decenni precedenti sono rimasti pressoché fuori dai giochi o sono stati comunque fortemente ridimensionati, come Arthur Penn, ma hanno anche visto autori già affermati riuscire a traghettarsi nel nuovo decennio magari mutando pelle e mantenendo un alto standard artistico e un buon successo di pubblico: è il caso dei già citati Scorsese (che con Il colore dei soldi porterà Paul Newman al suo primo premio Oscar) e Woody Allen, ma anche di Brian De Palma, autore, con Scarface, di uno dei film più iconici del periodo.
L'excursus di Bocchi, inevitabilmente incentrato sulla figura del presidente Ronald Reagan, in carica dal 1981 al 1989 (il suo ex presidente Bush senior gli succedette il 20 gennaio di quell'anno) e della sua politica interna (le reaganomics) ed estera, individua le linee fondamentali del cinema americano di quegli anni, dal fiero anticomunismo delle saghe con Stallone protagonista all'esplosione fumettistica dei primi lavori con al centro Schwarzenegger, dalle commedie più o meno sentimentali (Ritorno al futuro e Harry ti presento Sally) ai filmoni lacrimosi tipo Voglia di tenerezza e La mia Africa. Ma l'analisi del critico non trascura la politica industriale che si muove intorno e dentro al cinema, dai grandi fallimenti di alcune storiche major ad acquisti, incorporazioni ed altri movimenti delle compagnie cinematografiche, fino all'arrivo e all'uscita di scena di produttori aggressivi e voraci come i capi della Cannon Golan e Globus.

In questo contesto, Bocchi sfata dei miti (quello del cinema cosiddetto "patinato"), traccia percorsi umani e artistici, mostra da quali genitori nascono gli Ottanta e quali figli genereranno negli anni Novanta (il capitolo intitolato come un vecchio film, America, America, dove vai?) e comunque esplora un decennio che effettivamente non ha lasciato finora moltissimi nostalgici ed è stato davvero poco studiato, almeno dalle nostre parti.

sabato 21 ottobre 2017

L'abbazia dei cento inganni

Marcello Simoni, L'abbazia dei cento inganni, Newton Compton Editori, 2016.


Premesso che il libro mi è stato regalato e che quindi è di per sé un enorme piacere l'averlo ricevuto, entrando nel merito, devo dire che il romanzo non mi è affatto piaciuto. È probabile che questo genere letterario abbia un suo seguito di fan appassionati e che qualcuno di costoro possa pensare che io non lo abbia capito, a maggior ragione perché si tratta del terzo e finale capitolo di una trilogia (denominata Codice Millenarius Saga). Io penso di averlo capito, anche perché non è che ci sia moltissimo da capire. Nella sua inverosimiglianza (che nella narrativa non è necessariamente un difetto), L'abbazia dei cento inganni sembra un Bignami del Nome della rosa e va da sé che Marcello Simoni come intellettuale non vale un centesimo di Umberto Eco.

Non posso dire di essere rimasto deluso, perché culturalmente da questa lettura non mi aspettavo molto. È un romanzo che potrà piacere agli appassionati di cappa e spada, di misteri e di agnizioni. Insomma, è un romanzo d'appendice dei nostri giorni, ambientato in epoca medioevale. l'importante è che non ci si aspetti di impararvi granché.