Mario Vargas Llosa, Il
sogno del celta (2010)
Per chi come me non lo
sapeva, costituisce una sorpresa venire a conoscenza che il protagonista di
questo romanzo, Roger
Casement, è stato una figura storica, una persona realmente esistita, uno
dei patrioti celebrati dalla Repubblica d'Irlanda. Il primo interrogativo che
ci si pone è perché lo scrittore peruviano Mario
Vargas Llosa, Premio Nobel per la Letteratura 2010, abbia voluto scrivere
un romanzo incentrato su questa figura di fautore dell'indipendenza irlandese.
Lo si capisce durante la lettura: uno dei suoi viaggi culminati in rapporti di
denuncia dello sfruttamento degli ultimi del mondo da parte di potenze o
compagnie multinazionali straniere lo aveva portato nel Putumayo, una delle
regioni amazzoniche del Perù (paese d'origine dello scrittore), incastonata tra
i confini con l'Ecuador, la Colombia ed il Brasile, poverissima e tuttavia
oggetto di spietato sfruttamento da parte di compagnie straniere per la preziosissima
presenza del caucciù.
Il romanzo inizia
quando il protagonista si trova già nel carcere inglese di Pentonville Prison,
in attesa della condanna a morte per alto tradimento nei confronti della Gran
Bretagna. Era successo che le esperienze nel Congo (proprietà della corona
belga) e nel Putumayo peruviano, sfociate in clamorose quanto infruttuose
denunce delle gravissime condizioni di sfruttamento, condito da violenza, nei
confronti delle popolazioni locali, avevano instillato in Roger Casement il
germe del nazionalismo irlandese, spingendolo ad equiparare le condizioni
dell'Irlanda, soggetta al dominio inglese, a quelle dei paesi dei quali aveva
denunciato lo sfruttamento.
Casement era nato in
Irlanda da genitori anglicani, ma la madre lo aveva fatto battezzare all'età di
tre anni secondo il rito della chiesa cattolica. L'avvicinamento all'ideologia
nazionalista irlandese accosta l'uomo al cattolicesimo, al quale aderisce il
giorno dell'esecuzione della condanna, nella prigione nella quale è recluso.
Perché Casement viene condannato per alto tradimento nei confronti della corona
britannica? Divenuto un diplomatico di alto rango nell'ambito
dell'amministrazione di sua maestà, nel suo impegno rivoluzionario teso al
riconoscimento dell'indipendenza dell'Irlanda dal governo di Londra, Roger
Casement aveva commesso il grave errore di fare affidamento sulla Germania per
raggiungere il proprio obiettivo. Siamo infatti nel 1916, in piena Prima Guerra
Mondiale ed il mettersi sotto l'ombrello tedesco costituisce, per l'appunto,
alto tradimento nei confronti del paese d'appartenenza (sebbene non più sentito
come tale). Per la cronaca, il 1916 è lo stesso anno in cui viene condannato a
morte e giustiziato dal governo austriaco Cesare Battisti, formalmente suddito
della monarchia asburgica, ma italiano a tutti gli effetti, arruolatosi
nell'esercito italiano e catturato dagli austroungarici con le armi alla mano.
In questo suo impegno con i tedeschi, dalla cui vittoria bellica sperava di
ottenere una rapida indipendenza dell'Irlanda, Casement si trova contro anche
tutti gli amici irlandesi, nazionalisti come lui, che tuttavia combattono la
guerra dalla parte degli inglesi, trovandosi alla fine alleato di una ristretta
cerchia di fanatici nazionalisti gaelici.
Il protagonista del
romanzo, in conclusione, vede respinto ogni appello alla clemenza e per la
commutazione della condanna a morte, anche perché, al momento dell'esame della
richiesta di grazia, vengono resi pubblici i suoi Black Diaries, nei quali sono rivelate con dovizia di particolari
le sue tendenze omosessuali, all'epoca costituenti ancora un reato in Gran
Bretagna e viste comunque con ostilità anche da parte della comunità cattolica
irlandese.
Allo scrittore sembra
interessare soprattutto il percorso umano del protagonista, che prende
coscienza dello sfruttamento che pervade il mondo di cui fa parte, fautore di
un colonialismo ipocrita che non ha come scopo l'uomo ma il profitto e come
filosofia una volontà di potenza ammantata da intenti falsamente civilizzatori.
Casement si sobbarca un ruolo da redentore e lo fa commettendo una miriade di
errori, assumendo su di sé contemporaneamente i ruoli di Gesù Cristo e di Giuda
Iscariota, dell'intellettuale e del martire, di un essere umano che viene
condannato dalla giustizia civile ma perdonato dal tribunale religioso. La spinta
etica raccontata nel libro, unita alle contraddizioni di una vita non in linea
con gli standard del tempo (per qualche aspetto Casement ricorda la figura di Pasolini), rende il personaggio
particolarmente vicino al lettore, che lo vede come una (forse) fastidiosa ma
necessaria coscienza critica di sé stesso e della società in cui vive.
Il
sogno del celta, cioè l'indipendenza dell'Irlanda, si
realizzerà soltanto dopo la morte di Casement, nel 1922. Ma il romanzo di Vargas Llosa ci informa, alla
conclusione, che il diplomatico anglo irlandese è oramai assurto nel pantheon
degli eroi della Repubblica. Tocca a chi legge, in questo caso, stabilire se il
romanzo abbia un lieto fine oppure no.