martedì 17 luglio 2018

Mario Vargas Llosa, Il sogno del celta (2010)


Mario Vargas Llosa, Il sogno del celta (2010)

Per chi come me non lo sapeva, costituisce una sorpresa venire a conoscenza che il protagonista di questo romanzo, Roger Casement, è stato una figura storica, una persona realmente esistita, uno dei patrioti celebrati dalla Repubblica d'Irlanda. Il primo interrogativo che ci si pone è perché lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, Premio Nobel per la Letteratura 2010, abbia voluto scrivere un romanzo incentrato su questa figura di fautore dell'indipendenza irlandese. Lo si capisce durante la lettura: uno dei suoi viaggi culminati in rapporti di denuncia dello sfruttamento degli ultimi del mondo da parte di potenze o compagnie multinazionali straniere lo aveva portato nel Putumayo, una delle regioni amazzoniche del Perù (paese d'origine dello scrittore), incastonata tra i confini con l'Ecuador, la Colombia ed il Brasile, poverissima e tuttavia oggetto di spietato sfruttamento da parte di compagnie straniere per la preziosissima presenza del caucciù.
Il romanzo inizia quando il protagonista si trova già nel carcere inglese di Pentonville Prison, in attesa della condanna a morte per alto tradimento nei confronti della Gran Bretagna. Era successo che le esperienze nel Congo (proprietà della corona belga) e nel Putumayo peruviano, sfociate in clamorose quanto infruttuose denunce delle gravissime condizioni di sfruttamento, condito da violenza, nei confronti delle popolazioni locali, avevano instillato in Roger Casement il germe del nazionalismo irlandese, spingendolo ad equiparare le condizioni dell'Irlanda, soggetta al dominio inglese, a quelle dei paesi dei quali aveva denunciato lo sfruttamento.
Casement era nato in Irlanda da genitori anglicani, ma la madre lo aveva fatto battezzare all'età di tre anni secondo il rito della chiesa cattolica. L'avvicinamento all'ideologia nazionalista irlandese accosta l'uomo al cattolicesimo, al quale aderisce il giorno dell'esecuzione della condanna, nella prigione nella quale è recluso. Perché Casement viene condannato per alto tradimento nei confronti della corona britannica? Divenuto un diplomatico di alto rango nell'ambito dell'amministrazione di sua maestà, nel suo impegno rivoluzionario teso al riconoscimento dell'indipendenza dell'Irlanda dal governo di Londra, Roger Casement aveva commesso il grave errore di fare affidamento sulla Germania per raggiungere il proprio obiettivo. Siamo infatti nel 1916, in piena Prima Guerra Mondiale ed il mettersi sotto l'ombrello tedesco costituisce, per l'appunto, alto tradimento nei confronti del paese d'appartenenza (sebbene non più sentito come tale). Per la cronaca, il 1916 è lo stesso anno in cui viene condannato a morte e giustiziato dal governo austriaco Cesare Battisti, formalmente suddito della monarchia asburgica, ma italiano a tutti gli effetti, arruolatosi nell'esercito italiano e catturato dagli austroungarici con le armi alla mano. In questo suo impegno con i tedeschi, dalla cui vittoria bellica sperava di ottenere una rapida indipendenza dell'Irlanda, Casement si trova contro anche tutti gli amici irlandesi, nazionalisti come lui, che tuttavia combattono la guerra dalla parte degli inglesi, trovandosi alla fine alleato di una ristretta cerchia di fanatici nazionalisti gaelici.
Il protagonista del romanzo, in conclusione, vede respinto ogni appello alla clemenza e per la commutazione della condanna a morte, anche perché, al momento dell'esame della richiesta di grazia, vengono resi pubblici i suoi Black Diaries, nei quali sono rivelate con dovizia di particolari le sue tendenze omosessuali, all'epoca costituenti ancora un reato in Gran Bretagna e viste comunque con ostilità anche da parte della comunità cattolica irlandese.
Allo scrittore sembra interessare soprattutto il percorso umano del protagonista, che prende coscienza dello sfruttamento che pervade il mondo di cui fa parte, fautore di un colonialismo ipocrita che non ha come scopo l'uomo ma il profitto e come filosofia una volontà di potenza ammantata da intenti falsamente civilizzatori. Casement si sobbarca un ruolo da redentore e lo fa commettendo una miriade di errori, assumendo su di sé contemporaneamente i ruoli di Gesù Cristo e di Giuda Iscariota, dell'intellettuale e del martire, di un essere umano che viene condannato dalla giustizia civile ma perdonato dal tribunale religioso. La spinta etica raccontata nel libro, unita alle contraddizioni di una vita non in linea con gli standard del tempo (per qualche aspetto Casement ricorda la figura di Pasolini), rende il personaggio particolarmente vicino al lettore, che lo vede come una (forse) fastidiosa ma necessaria coscienza critica di sé stesso e della società in cui vive.
Il sogno del celta, cioè l'indipendenza dell'Irlanda, si realizzerà soltanto dopo la morte di Casement, nel 1922. Ma il romanzo di Vargas Llosa ci informa, alla conclusione, che il diplomatico anglo irlandese è oramai assurto nel pantheon degli eroi della Repubblica. Tocca a chi legge, in questo caso, stabilire se il romanzo abbia un lieto fine oppure no.