sabato 28 gennaio 2012

Italia odia

Roberto Curti, Italia odia. Il cinema poliziesco italiano, Lindau, 2006, pp. 420, € 24,00.

La mia insana passione per il cinema mi fa comprare e leggere anche queste monografie sul cinema poliziesco - o poliziottesco, ché Curti li considera sinonimi - un genere che, come pochi altri, ha caratterizzato un periodo del cinema italiano abbastanza lungo. e quando i saggi sul cinema sono scritti in maniera avvincente come questo, bisogna dire che ciò fa buon pro. Curti, infatti, non ha soltanto un'ottima competenza cinematografica (tanto che è uno dei collaboratori del famigerato Dizionario di Paolo Mereghetti), ma sa anche collegare i vari filoni del genere con i fatti della politica e della cronaca italiana del periodo (in buona sostanza i nostri anni Settanta). Così, se i prodromi del poliziottesco si hanno con Un maledetto imbroglio di Germi, il tappo della bottiglia salta con Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Petri. Con l'omicidio di Pinelli e il susseguente assassinio del commissario Calabresi prende vita il filone della polizia che, di volta in volta, odia, spara, s'incazza o ha le mani legate. Vi sono poi i filoni legati al massacro del Circeo e alla sua gioventù violenta, quello scerbanenchiano, quello legato alla mafia (figlio di film come Il giorno della civetta e soprattutto Confessione di un commissario di polizia al procuratore della repubblica) e quello che scaturisce dalla sceneggiata napoletana. Curti riesce a proporre al lettore, anche quello digiuno della "materia" un excursus interessante, che non trascura le figure più significative, come, per fare solo un paio d'esempi, quella di Maurizio Merli, poliziotto solitudine e rabbia dal capello biondo e l'occhio azzurro, o quella del delinquente parolacciaro, poi passata alla madama, Tomas Milian.

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