sabato 28 gennaio 2012

Ali di piombo

Concetto Vecchio, Ali di piombo, BUR, 2007, pp. 291, € 9,40.
Come dice l'autore alla fine del libro, esso è, sostanzialmente, la storia dell'omicidio del giornalista della Stampa Carlo Casalegno, inserita nel contesto di quanto avvenne in quell'anno terribile di trent'anni fa.
Dalle occupazioni delle università (la prima a Palermo) per protestare contro la riforma Malfatti, si arriva all'agguato omicida di Casalegno (Torino, 16 novembre), passando per le tragiche morti di Francesco Lorusso (Bologna) e Giorgiana Masi (Roma), nonché per il rogo dell'Angelo Azzurro (Torino), dove vittime furono sempre dei giovanissimi. Per inquadrare meglio il clima del periodo, comunque, Vecchio ci racconta anche altre vicende, come quella della bolognese Radio Alice, chiusa dal governo all'indomani dei disordini seguiti al raduno contro la repressione in Italia, o quella del giornalista di Repubblica Carlo Rivolta, sopravvissuto agli anni di piombo, ma caduto vittima della droga.
Quello di Concetto Vecchio (non sempre nomina sunt omina) è un libro utile e non convenzionale, in quanto pone al centro della materia trattata il rapporto, molto sui generis, tra Carlo Casalegno, piemontese vecchio stampo, conservatore e taciturno, e il figlio Andrea, aderente a Lotta Continua, assalito dai dubbi di fronte alle violenze dei compagni dell'Autonomia Operaia e alle minacce ricevute dal padre a causa delle idee espresse sul giornale.
Personalmente, del 1977 ricordo la visita ai bisnonni sull'Appennino Tosco-Emiliano, fatta dopo diversi anni, e l'incontro con lo zio Mengo che, tartagliando, disse a Fele e a me «e... e... f-f-fate i bravi, eh?». Ricordo l'inizio della quinta elementare, dove non feci molto il bravo, ma soprattutto ricordo - strano a dirsi - una corsa ciclistica giovanile nella "strada di sotto": la vidi con il mio babbo, e, quando lo speaker chiamò alla partenza la classe 1967, lui mi disse «Questi hanno dieci annoni come te!».

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