lunedì 16 gennaio 2012

Da Quarto al Volturno

Giuseppe Cesare Abba, Da Quarto al Volturno, Oscar Mondadori, 1997, pp. 191, € 5,68
«Questo libriccino di 160 pagine è dunque la storia, o meglio il poema, della spedizione dei Mille, dall'inizio alla fine.» (Giovanni Mira)
È ormai risaputo che queste Noterelle di uno dei Mille non sono il puro e semplice diario scritto, come all'origine fu fatto credere, sulla pelle di un tamburo. Si tratta di una vera e propria opera letteraria, che ha più dell'epica che della diaristica o della storiografia, elaborata come lo fu l'Anabasi di Senofonte. Il testo di Abba è pieno di citazioni e reminiscenze letterarie, che vanno dall'Eneidealle opere di Byron, passando per l'Orlando furioso. L'opera è interessante non tanto dal punto di vista storico - o meglio cronachistico - anche perché l'autore, nonostante il tempo del distacco, non sembra avere una visione d'insieme della spedizione, se non acquisita alla luce dei fatti avvenuti successivamente (il libro uscì quando l'Italia era ormai fatta da anni e Roma ne era la capitale). È invece interessante dal punto di vista dell'ottica con la quale all'epoca si guardava a quella specie di superuomo (in quel caso la fama non era usurpata) che eraGaribaldi e all'aura di invincibilità che proiettava anche sui suoi collaboratori, dal fanatico Bixio agli altri ufficiali come La Masa o gli ufficiali ungheresi Tuköry eTürr. Con quest'ottica si comprende anche l'ammirazione con la quale gli italiani guardarono, una sessantina d'anni dopo, a un superuomo di cartapesta comeMussolini, autopropostosi come il continuatore dell'opera risorgimentale.

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