giovedì 19 gennaio 2012

Berlin Alexanderplatz

Alfred Döblin, Berlin Alexanderplatz, BUR, 2009, pp. 514
La storia del romanzo, quella del facchino berlinese Franz Biberkopf, si svolge nel 1928, seguendo il protagonista in una serie di peripezie, a partire dalla sua uscita dal carcere di Tegel. L'uomo, che era stato condannato per l'omicidio d'impeto della sua donna, è intenzionato a vivere onestamente, ma né lui né Berlino sono cambiati e quindi quale può essere il risultato? Non basta essere animati dal bene, dice l'Autore, bisogna anche essere capaci di resistere al male e il povero Franz. grande e grosso, non è attrezzato allo scopo. All'inizio, resta anche affascinanto dal nascente movimento nazionalsocialista, poi rientra pian piano nei ranghi della malavita, dedita ai furti, ai traffici loschi, allo sfruttamento della prostituzione.
Scritto con una tecnica innovativa, che lo avvicina a Joyce (ma Döblin ha sempre dichiarato che non conosceva lo scrittore irlandese, quando pubblicò Berlin Alexanderplatz), per la commistione di stili che svariano dal monologo interiore alla riproduzione di statistiche economiche o demografiche. Si tratta, in ogni caso, di un romanzo epico, in quanto il reale è sublimato poeticamente, nel quale è protagonista un'intera città, insieme ad un'epoca che sta per essere spazzata via dall'avvento del Nazismo.

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