giovedì 19 gennaio 2012

Io, Claudio

Robert Graves, Io, Claudio, Corbaccio, 2010, pp. 400, € 19,60.
Penso che quando una casa editrice, pur meritoria per avere riproposto un testo eccezionale come questo (scritto da Graves nel 1934), si fa pagare profumatamente i libri, dovrebbe porre maggiore attenzione, e magari dedicare una supplementare revisione editoriale alla traduzione, prima di spedire nelle librerie un volume zeppo di errori. Solo per citare i più macroscopici, e tralasciando i possibili errori di stampa, si possono trovare: 1) «…assegnali tu un tema, e dopo mezz’ora vieni a sentire come lo svolge…»; 2) «Se d’altra parte ci rassegnamo…»; 3) «E a Livilla cosa hai promesso? Di avvelenarle il marito, perché possa sposarne un’altro?»; 4) «Il primo tornò ad Elba (intesa come isola, n.d.r.)». Ci sarebbe anche un Seiano trasformato in Sedano, ma lo comprendo tra i possibili errori di battitura. Detto, questo, sul valore del libro di Robert Graves non è minimamente da discutere. Si tratta di un romanzo storico, documentatissimo, che narra in prima persona, dal punto di vista del futuro imperatore Claudio, le vicende dei primi decenni dell’Impero Romano. A fatti più o meno noti, ma comunque storici, lo scrittore inglese trova le cause oltre che nelle necessità degli eventi e nelle motivazioni strettamente politiche, sociali ed economiche, anche nelle psicologie, spesso apertamente deviate (come nel caso di Caligola) dei personaggi. Forse soltanto uno storico con capacità di romanziere poteva riuscire in questa impresa. Graves ottiene il risultato grazie ad un’abilità di scrittore che rende facilissima la lettura di un testo denso ma mai pesante, reso ottimamente in italiano dalla traduzione di Carlo Coardi.

Nessun commento:

Posta un commento