lunedì 16 gennaio 2012

Cherudek

Valerio Evangelisti, Cherudek, Mondadori, 1997, pp. 490, € 8,40 (ed. 2004).
Benché sappia che a Valerio Evangelisti ciò non fa piacere ("mi dà più fastidio quando paragonano le mie cose a Il nome della rosa", dichiarò già nel 1997), Cherudek, e soprattutto il suo protagonista, l'inquisitore Nicolau Eymerich, sembrano la continuazione del bestseller di Umberto Eco vista con gli occhi dell'inquisitore Bernardo Gui. La commistione tra personaggi realmente esistiti e vicende di pura fantasia è simile, anche se ciò che in Eco era storicamente plausibile, qui si colloca nel più puro campo della fantasia (più che metastorica) metafisica.
La trama, complicatissima (e spaventosa: inizia con capitoli che s'intitolano rispettivamente Neghentropia ITre uomini in neroMagogLa sala del dolore), si svolge su almeno tre piani differenti, uno ambientato nel 1360, durante la Guerra dei cent'anni, uno ai giorni nostri, e uno in un momento indefinito fuori dalle coordinate spaziotemporali cui siamo abituati a pensare (non per niente i capitoli relativi a quest'ultima dimensione sono tutti intitolati Tempo zero), e fino alla fine non sappiamo chi sia il narratore della storia.
Il libro è avvincente e si legge volentieri, oltre che per vedere risolto il mistero, per la grande abilità di scrittura dell'autore e per la sua cultura che si muove soprattutto nel campo della teologia e della trattatistica medievale sia in campo religioso che filosofico. Su tutto troneggia la figura del protagonista, l'inquisitore catalano Eymerich (figura storica), un tomista di ferro che indaga per scoprire chi osi mettere in pericolo l'ordine costituito da secoli e secoli di logica aristotelica. E se il suo modello logico sembra ereditato da San Tommaso d'Aquino, i suoi metodi richiamano l'astuzia di Ulisse e la crudeltà di Hitler, e tutto questo in una personalità modernamente schizofrenica e maniacale.
Citando ancora Evangelisti, direi che Cherudek è "un divertimento intelligente per persone intelligenti".

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