giovedì 19 gennaio 2012

Due libri

Massimo Ulivari, Un’estate d’inizio millennio, Mjm Editore, 2009, pp. 151.
Devo dirlo subito (anche se mi dispiace, perché il libro me l’ha regalato l’autore stesso): il romanzo non m’è piaciuto. Si avverte, forte, il bisogno di Ulivari di scrivere, quasi un bisogno fisico di riempire le pagine, ma non si avverte l’urgenza di dire qualcosa. I personaggi e le vicende narrate denunciano un quid di programmatico, a cominciare dal nome del “protagonista”, Nemo, di cui fin dall’inizio si descrive l’assenza, (forse) la scomparsa. La trovatina, peraltro non nuovissima, di intitolare ogni capitolo ad un personaggio, che narra in prima persona, non muta il senso del mio discorso. La materia raccontata non sembra peraltro legata al titolo, poiché la vicenda non si caratterizza né per la presenza dell’estate né per l’inizio del millennio. Riflette, però – è vero –, il caos dei tempi che stiamo vivendo e che non sono forieri di buoni auspici per il prosieguo del millennio appena iniziato. In questo senso, il romanzo ha una sua indubbia efficacia, anche soltanto in qualità di testimonianza. Per Ulivari si tratta, purtroppo, (almeno a mio parere) di un passo indietro rispetto a In fuga (2008).
 
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano, 1951, pp. 249.
«Cerchiamo di entrare nella morte a occhi aperti…». È un capolavoro della letteratura questo romanzo storico della Yourcenar, pieno zeppo di riferimenti culturali al mondo antico, soprattutto greco e romano, che contiene stimoli ed inviti ad un eterno umanesimo, che contempli la tolleranza nei confronti del pensiero altrui, ma anche l’accettazione etica e stoica del destino che ci è assegnato, fosse anche l’estremo sacrificio di essere imperatore, senza trascurare l’amore in tutte le sue forme e, in definitiva, senza tralasciare di vivere. Come i grandi capolavori,Memorie di Adriano è un libro d’arte, di sentimento e di vita, che va assaporato ancora prima che compreso in tutti i suoi aspetti.

Nessun commento:

Posta un commento