giovedì 19 gennaio 2012

Cronaca criminale

Pino Nicotri, Cronaca criminale. La storia definitiva della banda della Magliana, B.C. Dalai Editore, 2010, p. 344, € 18,00.
Ogni libro non inizia con la prima pagina, ma con la copertina e, in particolare, con il titolo. Cronaca criminale si pone, infatti, in aperta contraddizione con i vari "romanzi criminali", scritti su quella organizzazione un po' fantomatica, ormai conosciuta come Banda della Magliana. In effetti il giornalista Nicotri sente l'obbligo, nel raccontare i fatti, di smentire qualsiasi ricostruzione non supportata da riscontri oggettivi. Nel qual caso, l'autore si prefigge come obiettivo quello di far dubitare, ove non riscontrate, delle "rivelazioni" dei pentiti, talvolta dettate da malanimo nei confronti degli ex complici, spesso dalla volontà di sminuire le proprie responsabilità, ma, al tempo stesso, di ingigantire i segreti di cui si è a conoscenza. Nel narrare avvenimenti ormai assodati, in qualche caso cristallizzati in sentenze passate in giudicato, Nicotri sfata qualche luogo comune che oggi non ha più ragioe d'essere. Primo fra tutti, proprio il fatto che non si trattò di una vera banda (l'espressione «Banda della Magliana» fu un'invenzione giornalistica d'indubbia fortuna, ma di scarsa aderenza alla realtà), ma di un reticolo di batterie di quartiere, la cui importanza crebbe con l'aumento del giro d'affari criminale (dalle scommesse ippiche alle rapine, dai sequestri di persona al traffico in grande stile di eroina e cocaina). Anche così si spiega la sanguinosa resa dei conti che avvenne tra i membri stessi della banda, dopo l'omicidio di Franco Giuseppucci che, più che il capo (che mai ci fu), era il punto d'equilibrio dell'intera organizzazione. Ma Nicotri smonta anche altre leggende metropolitane, come il coinvolgimento della banda nel sequestro Moro e negli omicidi di Pecorelli e Calvi, talune anche fiorite recentemente, come quella del ruolo della banda nella scomparsa di Emauela Orlandi. Chiudono il libro un'intervista al magistrato Lupacchini (uno dei primi a comprendere, nonostante diversi errori di valutazione, l'unità del disegno criminoso che aveva unito le batterie romane), l'intervista ad uno degli avvocati che assistono alcuni membri della banda, e una lunga lettera della moglie di "Renatino" De Pedis. Proprio intorno a quest'ultima figura si addensa qualche dubbio lasciato da Cronaca criminale: se fu la brava persona che emerge dalla descrizione di Nicotri (nonché, ovviamente, dalla lettera della moglie Carla), non si capisce per quale ragione i pentiti Lucioli, Abbatino e Mancini gli attribuiscono vari crimini (come l'omicidio dell'Operaietto Toscano, per il quale non è mai stato condannato nessuno), né come avesse fatto i soldi che gli consentivano diversi lussi (non ultimo, lo sfizio di essere seppellito nell'ormai celebre basilica romana di Sant'Apollinare) e soprattutto perché fu ucciso per strada, in un agguato, il 2 febbraio 1990.

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