giovedì 19 gennaio 2012

Neppure un rigo in cronaca

Gino e Michele, Neppure un rigo in cronaca, Feltrinelli, 2000 (2009), pp. 185, € 8,00.
Singolare romanzo, narrato in prima persona plurale, com’era naturale per i due autori che si sono sempre proposti come binomio indissolubile, fin dai loro esordi come umoristi (me li ricordo sul Guerin Sportivo, più o meno ai tempi del Mundial spagnolo). Con gli occhi dell’infanzia, raccontano un episodio che, con lo sguardo dell’oggi, avrebbe potuto anticipare l’esplosione di Tangentopoli, per cui, tuttavia, i tempi non erano maturi. Fra l’altro, per i «noi narranti», quest’episodio è legato al ricordo dell’amicizia per una ragazzina, Madù, poi mai più rivista. Ma soprattutto Gino e Michele parlano della loro Milano, di una città lanciata verso il miracolo economico (quello vero, eh…), simboleggiato dalla Torre Velasca, il palazzo più alto del capoluogo lombardo, prima che, qualche anno dopo, fosse ultimato il grattacielo Pirelli. Omaggio ad una città, dunque, che in quella fine degli anni Cinquanta, sembrava davvero la capitale morale d’Italia. La piccola borghesia non possedeva ancora il televisore in casa (il maggiore status symbol era già l’automobile) ed andava a vedere i programmi della RAI al bar. E chi si ritrovava una somma di denaro per le mani pensava a mettere su un’attività che gli consentire di tirare avanti lavorando, anziché investirla nell’edilizia selvaggia.

Nessun commento:

Posta un commento