sabato 28 gennaio 2012

Andrej Tarkovskij

Tullio Masoni, Paolo Vecchi, Andrej Tarkovskij, Il Castoro, 2005, pp. 128, € 9,90.
Il volumetto di Masoni e Vecchi è un doveroso aggiornamento del precedente Castoro di Achille Frezzato, datato 1977 e necessariamente privo dell'analisi di opere fondamentali del Maestro russo, deceduto nel 1986, come Stalker (1979), Nostalghia (1983) e Sacrificio (1986). Naturalmente, Masoni e Vecchi non prescindono dalla critica di Frezzato, ma anzi, ove necessario (per le opere già analizzate nel libro del '77 e anche in articoli scritti per riviste specializzate), citano ed integrano le osservazioni, assai spesso illuminanti, del primo curatore, così come quelle di Fabrizio Borin, autore di un altro importante libro italiano su Tarkovskij. Laddove l'analisi di Frezzato era più "filosofica" che tecnica, Masoni e Vecchi si soffermano anche su particolari del mestiere di regista, che un Autore come Tarkovskij utilizzava proprio per porre in evidenza gli elementi del suo discorso filosofico. E questo proprio perché un cineasta, seppure Autore di quelli con la A maiuscola, anche se fa riferimento ad una tradizione letteraria e culturale che trova tra i suoi maggiori esponenti PuškinDostoevskij e Tolstoj, è un artista che fa dei film, e quindi i suoi "messaggi" devono essere tradotti in immagini cinematograficamente valide, da coordinare successivamente attraverso espedienti tecnici, quali il montaggio. E proprio in questo Tarkovskij si differenzia dal massimo teorico del cinema sovietico (che rottura dover distinguere ogni volta il "sovietico" dal "russo"), cioè Ejzenstejn: mentre per quest'ultimo il montaggio era un elemento attivo dell'arte cinematografica, per Tarkovskij il film esiste già, prima del montaggio (che rischia di essere fin troppo esplicativo delle intenzioni del regista), essendo quest'ultimo una pura e semplice tecnica di assemblamento del materiale girato. Operazione che, peraltro, Tarkovskij riconosceva essere particolarmente difficoltosa per quanto riguarda Lo specchio, uno dei suoi film più difficili da decifrare. In questo ci sono di grande aiuto due critici importanti come Masoni e Vecchi, che passano poi a parlare di Stalker (indubbiamente il film da loro più amato, insieme ad Andrej Rublëv), Nostalghia e Sacrificio. Per chi ami il cinema d'arte, e quindi quello di Tarkovskij, quello che antepone l'Autore e la sua visione del mondo alle esigenze della produzione, il saggio di Masoni e Vecchi è una lettura fondamentale.

Nessun commento:

Posta un commento