sabato 28 gennaio 2012

La meravigliosa storia della repubblica dei briganti

Claudio Fracassi, La meravigliosa storia della repubblica dei briganti, Mursia, 2005, pp. 576, € 21,00.
Come già nella Lunga notte di Mussolini e in Matteotti e MussoliniFracassi utilizza la sperimentata tecnica che si richiama al montaggio cinematografico, e che era piaciuta nei libri precedenti dello scrittore-giornalista milanese. Qui si parla della Repubblica Romana - quella di Mazzini, Saffi e Armellini - che funzionò per centocinquanta giorni, tra il febbraio e il giugno del 1849, dopo l'inopinata fuga a Gaeta di Pio IX, avvenuta alla fine dell'anno precedente. Quello della Repubblica Romana fu un caso che sconvolse l'Europa intera, quella dei governi a cui si era rivolto il papa per essere restituito al suo trono di sovrano spirituale e temporale. Seguendo una scansione cronologica, Fracassi ci porta in giro per l'Europa, andando da Gaeta a Parigi e poi, a volo d'uccello sul Tirreno, indietro fino a Roma, dove la Repubblica, nel breve tempo che le fu concesso dalla Reazione, riuscì a sfornare una delle costituzioni più avanzate (dal punto di vista sociale e dei diritti civili) della storia. All'impresa concorsero, fra gli altri (oltre ai cittadini romani, ovviamente), alcuni tra i più bei nomi del patriottismo italiano, da Mazzini a Garibaldi, da Carlo Pisacane ai fratelli Dandolo, da Mameli a Emilio Morosini, considerati pericolosi briganti dall'Europa reazionaria di metà ottocento, ma eroi dalla nostra storia patria. La sorte della Repubblica, purtroppo, fu segnata dall'intervento di quella che i costituenti romani  consideravano una repubblica sorella, la Francia di Luigi Napoleone, formalmente ancora presidente, ma intimamente già avviato sulla strada del colpo di stato che lo avrebbe trasformato nell'imperatore Napoleone III. Il corpo di spedizione francese, inviato nell'ex Stato Pontificio al comando del generale Oudinot, riuscì, nonostante qualche iniziale batosta infertagli da Garibaldi, grazie al numero e alla potenza militare preponderanti, a restaurare Pio IX sul trono di papa re. Per assumere il ruolo di cerberi del papato, i francesi non si fecero scrupolo di utilizzare gli squallidi mezzucci che da sempre hanno macchiato di fango la reputazione di militari e diplomatici di carriera. E nel far questo sporcarono anche l'onore di persone perbene come Ferdinand De Lesseps, che qualche anno più tardi passerà alla storia per essere il promotore della realizzazione del Canale di Suez.
Sul terreno della Repubblica Romana fu versato il sangue di tanti giovani italiani, come Mameli, Manara, Emilo Dandolo e il già citato Morosini: ma quel sangue fu seme per la futura unità italiana. Sul papato (in primis, va da sé su Pio IX), però, non può che continuare a pesare, quel sangue, anche a distanza di più di un secolo e mezzo.
Ottimo Fracassi, che ci restituisce l'atmosfera e le passioni di quel periodo.

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