lunedì 16 gennaio 2012

Ragazzi di vita

Pier Paolo Pasolini, Ragazzi di vita (1955).
Ragazzi di vita ha una struttura più rapsodica e forse un contenuto meno sbozzolato,  rispetto al successivoUna vita violenta (1959), dove un unico personaggio si sviluppa più classicamente per tutta la vicenda. Ma le tematiche che hanno reso grande - e fondamentale per la vita culturale italiana - Pasolini ci sono già tutte, e già sufficientemente sviluppate con la maestria del grande scrittore, grazie a una scrittura che fonde mirabilmente la lezione neorealistica con il lirismo prettamente pasoliniano (sviluppato poi anche nei primi film dell'artista), e produce alcune pagine memorabili.
In Ragazzi di vita, a fare le veci del protagonista unico c'è il Riccetto, che comunque una maturazione, nel corso degli eventi, la subisce: pur essendo ancora il ragazzo generoso che si tuffò nel fiume per salvare una rondine, alla fine non ripete ilò gesto per salvare un ragazzino che pure conosce, perché ormai ha trovato un lavoro e si è integrato, e capisce che "gettarsi a fiume lì sotto il ponte voleva proprio dire esser stanchi della vita".
Con questa rapsodia del proletariato romano, Pasolini porta avanti la sua descrizione e analisi di un "volgo disperso" senza un minimo di speranza, colmo di slanci di generosità e cadute nella turpitudine, e sul quale incombe inesorabile un destino di tragedia.

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