venerdì 3 giugno 2016

Giovanni Papini, Un uomo finito

Giovanni Papini, Un uomo finito, 1913

Solo per curiosità, mi piacerebbe sapere quanti ancora leggono Un uomo finito di Papini. Si tratta di un libro come, credo, oggi non si scrivono più. L'opera è una sorta di autobiografia/bilancio letterario di un uomo di appena trent'anni che si ritiene - ma è artificio retorico - un uomo finito.

Non è frequente che un letterato, anche con un'altissima opinione di sé stesso, come Papini scriva un libro di così grande sincerità. Egli confessa di considerarsi un uomo fallito, per non avere realizzato le proprie ambizioni giovanili. Le pagine migliori sono quelle dedicate all'infanzia e all'adolescenza, quando il ragazzo, di povera famiglia, trovava consolazione esclusivamente nella lettura dei libri, peraltro di difficile reperibilità per il loro costo. Dalle aspirazioni enciclopediche ed universali, il giovane passa agli studi sempre più circoscritti. E tuttavia legge, scrive, fonda riviste e gruppi filosofici, ma quando legge sente l'esigenza di scrivere e quando diventa scrittore vorrebbe realizzarsi come uomo d'azione. A nemmeno trent'anni, Papini sente di avere fallito la propria missione intellettuale di cui si sentiva investito e scrive questa sorta di autoaccusa che è anche un'autodifesa letteraria, caratterizzata da grandi orgoglio e sincerità.


Papini dichiara di provenire da una famiglia umile di orientamento socialisteggiante e di atteggiamento religiosamente ateo, testimoniato dall'apprezzamento per l'Inno a Satana del Carducci. Ma questo libro ha una struttura quasi cristologica, nel senso che a una prima parte puramente biografica e ad una seconda che sembra un'autocertificazione di morte, segue un epilogo che profuma di resurrezione e di ascensione al cielo, con quel suo «no! Io non sono un uomo finito!» che sembra annunciare una pasqua laica. Ed effettivamente negli anni seguenti Papini avrà una clamorosa conversione al cattolicesimo, preannunciata nel suo libro Storia di Cristo (1921),  purtroppo anche accompagnata dall'adesione al fascismo, da cui ricaverà anche onori e vantaggi di carriera accademica.

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