lunedì 8 luglio 2013

L'ultima parata di Moacyr Barbosa

Darwin Pastorin, L'ultima parata di Moacyr Barbosa, Mondadori, 2005, pp. 92.

Darwin Pastorin
Un uomo e il silenzio che ha cominciato a circondarlo in un preciso momento della sua vita. Da quando ha subito il secondo gol in una partita di calcio, la finalissima dei Campionati Mondiali del 1950, a Rio de Janeiro, nello stadio del Maracanà. Un uomo che si trasforma da portiere della squadra a una sorta di paria, di intoccabile, di innominabile. Anzi, Moacyr Barbosa diventa nominabile soltanto nelle locuzioni negative, del tipo "farai la fine di Barbosa".
Barbosa era il portiere della nazionale di calcio brasiliana nella partita del 16 luglio 1950, che in Brasile è rimasta famosa come "il disastro del Maracanà", quando la nazionale verdeoro incontrò l'Uruguay, in un match nel quale ai padroni di casa bastava anche un pareggio per aggiudicarsi la Coppa Rimet, un trofeo che tutti brasiliani davano già per acquisito. E invece la nazionale uruguagia vinse per 2 a 1 in rimonta e il trofeo finì a Montevideo. Di quel disastro, fu incolpato soprattutto il protagonista di questo libro del giornalista italo-brasiliano Darwin Pastorin, a dimostrazione che se nel calcio c'è un errore irrimediabile, è quello del portiere.
L'autore del libro riflette, in termini anche poetici, secondo la lezione giornalistica appresa da un Maestro come Gianni Brera, sul destino di un calciatore immeritatamente assurto al ruolo di colpevole di una disfatta storica, che ha dovuto scontare per il resto della sua lunga vita.
Per la verità, se si considera la sua carriera di portiere, Barbosa è stato un vincente: sette campionati tra quelli di Rio e San Paolo e una Coppa dei Campioni Sudamericana con il Vasco da Gama, più un Campionato Sudamericano con la nazionale, ma non è mai riuscito a togliersi di dosso l'onta del "Disastro del Maracanà", che colpì tutti e undici i giocatori scesi in campo quel giorno contro l'Uruguay, ma soprattutto lui.

Nessun commento:

Posta un commento