sabato 18 maggio 2013

La via del tabacco

Erskine Caldwell, La via del tabacco, Fazi, 2011, pp. 217, € 18,50.

L'America profonda della Grande Depressione, dove una miseria atavica, aggravata dalle conseguenze del crac del '29, sembra essersi insinuata nel patrimonio genetico di alcune persone, come i disgraziati membri superstiti della famiglia Lester (o almeno di quelli che continuano a stazionare nei pressi della catapecchia che fu di loro proprietà).
L'estremo realismo di Caldwell sfocia spesso nel grottesco (con un atteggiamento di compassione critica che ricorda quello che sarà adottato dal Pasolini dei suoi romanzi migliori, come Ragazzi di vita e Una vita violenta), come se l'autore stesso volesse soprattutto parodiare la letteratura di derivazione ottocentesca, laddove essa tendeva a idealizzare gli stati del Sud - come la Georgia di La via del tabacco - con la loro presunta tradizione di cavalleria e di eleganza, contrapposte al rozzo pragmatismo degli stati del Nord e del West.
In questo modo, Caldwell raggiunge spesso, oltre allo scandalo per l'audacia delle descrizioni e per la ferocia della critica sociale (con uno Stato del tutto assente, che lascia i propri cittadini nella miseria e nell'ignoranza più totale), vette che non molti altri scrittori americani di quel periodo hanno saputo toccare e che fanno di La via del tabacco un capolavoro.

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