lunedì 4 marzo 2013

Alexandre Dumas, I fratelli corsi, Donzelli, 2009, p. 149, € 19,50

Dumas padre era un narratore puro, uno che badava alla trama da raccontare, più che ai risvolti psicologici dei suoi personaggi. O almeno è così in questo racconto lungo, ambientato per una buona metà in Corsica, un luogo che, contrariamente a quanto appare dal testo in esame, lo scrittore francese non visitò mai. In appendice a I fratelli corsi, si legge in questo volumetto edito da Donzelli anche un secondo racconto, ambientato in Italia, I due studenti di Bologna, accomunato al primo dall'elemento spiritico e soprannaturale. Il primo racconto parla infatti di due fratelli, accomunati, oltre che per essere gemelli, anche dal fatto che entrambi condividono lo stesso destino di vedere i fantasmi degli antenati ogniqualvolta si trovano ad affrontare un momento fondamentale della loro vita, ma anche dalla facoltà di percepire ciascuno i dolori e le preoccupazioni dell'altro. In I due studenti di Bologna il motore dell'azione è un patto che i due amici del titolo (il cui sentimento sembra, seppur velatamente, travalicare i confini di una "normale" amicizia) stipulano, come si narra che fece San Giovanni Bosco con un collega del seminario: il primo di loro che fosse morto sarebbe apparso all'altro. E così fanno, per sventare un piano criminale ed assicurare alla giustizia i sequestratori che avevano ucciso uno dei due. E, alla fine, molto ottocentescamente, vissero felici e contenti. O meglio, visse solo uno dei due studenti, ma sposando la sorella dell'amico defunto. Una lettura decisamente divertente, sebbene a posteriori non rimanga una grande impressione di spessore letterario. O forse è soltanto una mia sensazione.

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